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Un’originale interpretazione del concetto di Libertà viene, come spesso accade, dal mondo della mitologia.
Durante il processo politico a Socrate, il grande filosofo dichiarò di essere spesso consigliato da un demone: “E’ come una voce che ho dentro di me fin da fanciullo, la quale, ogni volta che si fa sentire, è sempre per dissuadermi dal fare qualcosa, mai per farmi agire…”.
Ben consapevole dei propri limiti (“so di non sapere…”), là dove il ragionamento non poteva fornirgli risposte, Socrate si affidava a quella sorta di voce interiore, presente in ognuno di noi, che, a dispetto della logica, ci suggerisce cosa evitare o non fare, senza alcun motivo apparente, e che alla fine si dimostra quella più vera ed autentica, quella che possiede una ragione diversa e più profonda.
L’essenza di questa voce è ben rappresentata nel mito di ER.
Er, uomo morto in battaglia e resuscitato dopo dodici giorni, racconta agli uomini il destino che li attende dopo la morte. Le anime giungono in un prato dove si aprono quattro vie: una conduce verso il cielo, una discende dal cielo, una conduce verso le profondità della terra e una risale dalle profondità. In mezzo alle quattro vie siedono i giudici delle anime, che valutano le azioni giuste e ingiuste. Le anime giudicate giuste prendono la via verso l’alto, le ingiuste la via verso il basso.
Dalla via che scende dal cielo arrivano le anime pure, dopo avervi passato un periodo in cui hanno potuto contemplare visioni di beatitudine e di straordinaria bellezza. Dalla via che risale dalle profondità arrivano le anime che sono state purificate dopo un periodo di sofferenza proporzionale alla colpa per le azioni ingiuste compiute.
Le anime ritornate al prato si preparano a una nuova esistenza terrena, scegliendo tra vita “buona” o “cattiva”. Dopo il sorteggio e la scelta, ad ogni anima viene assegnato un “demone angelico”, il daimon, che l’accompagna e la guida.
Platone, allievo di Socrate, con il celebre mito di Er, descritto nel X libro della Repubblica, solleva la questione della libertà individuale e afferma che ognuno di noi sceglie il proprio destino. In pratica, il nostro modello di vita è da sempre inscritto nella nostra anima: scegliere la virtù, coltivare la parte migliore di noi stessi o attuare ogni giorno, con coerenza e coraggio, la nostra vocazione dipende solo da noi. Dice Platone: “Non sarà il daimon a scegliere voi, ma voi il daimon. La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa”.
Daimon è un temine utilizzato anche dalla psicologia analitica.
James Hillman, il grande psicologo statunitense, ha scritto a questo proposito: “Se l’uomo si vede solamente come un impercettibile palleggio tra forze ereditarie e forze sociali si riduce a statistica, a “mero risultato”, a “vittima di un codice genetico”.. Si tratta di andare oltre il gioco deterministico tra ambiente e genetica e rimetterci sulle tracce del daimon, di questo compagno segreto, e delle sue modalità di operare nella nostra vita” (J.Hillman, Il codice dell’Anima, Adelphi, 1999).
Il daimon, nella cultura religiosa e nella filosofia greca, è un essere che si pone a metà strada fra il divino e l’umano, con la funzione di mettere in contatto queste due dimensioni.
Eraclito ne parla come di un destino legato all’indole: “il carattere di un uomo è il suo daimon”.
Per Senocrate, il daimon funge da intermediario tra gli uomini e gli dei. E’ più potente dell’uomo ma meno degli esseri celesti. A differenza di questi ultimi che sono sempre buoni, tra i daimon ce ne sono anche di cattivi. Essi corrispondono ad anime umane liberate dai corpi dopo la morte in cui permane il conflitto tra bene e male, trasferito dalla Terra nella dimensione celeste.
Per Plotino, ogni essere umano sceglie il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti alle sue necessità. Le apparenti casualità che caratterizzano la vita, il destino di ognuno, quindi, sono dei compiti che abbiamo consapevolmente attratto, anche se nel momento della prova ce ne siamo dimenticati.
I latini parlano del nostro genius, i greci del daimon e i cristiani dell’angelo custode. I romantici come Keats dicevano che la “chiamata” veniva dal cuore, mente l’occhio intuitivo di Michelangelo vedeva un’immagine nel cuore della persona che stava scolpendo.
Mettersi in contatto con questo essere che ci guida e consiglia, essere ricettivi e ascoltare la sua voce è il modo migliore per conquistarci nuovi spazi di libertà e di avanzamento della coscienza.
Caterina Carloni