Si narra che Gengis Khan, il grande condottiero mongolo del XIII secolo, avesse l’abitudine di tenere in tasca un sacchetto di semi di papavero che spargeva sui campi di battaglia, al termine degli scontri, per onorare i caduti delle opposte fazioni.
Amici o avversari che fossero, con quel gesto celebrava il valore di ogni singolo soldato, il cui sacrificio veniva ricordato con un piccolo fiore rosso che cresce anche nei luoghi più impervi ed ostili, simboleggiando la Vita che rinasce eternamente dopo ogni morte, perché la Vita, come l’Amore, è più forte di ogni tragedia, dell’odio, più forte di tutto.
Questa non è la storia di una guerra.
Questa è la storia di mille papaveri rossi e di una bellissima rosa bianca donata da una dea di nome Speranza.
Tratto da:
Amazon.it: L’ULTIMA DEA: Oltre i confini della Memoria – Carloni, Caterina – Libri
“Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma son mille papaveri rossi…”
Fabrizio De Andrè, La guerra di Piero