Su Natural Style di dicembre sono raccolti i consigli e i pareri di vari psicologi sulle “strategie” per affrontare col sorriso le prossime festività di Natale.
Forse, con le nuove norme sul distanziamento sociale (e familiare) e l’impossibilità di condividere cenoni e tombolate, ci accorgeremo di cosa abbiamo bisogno e cosa veramente ci manca.
Ecco il contributo della sottoscritta riportato nella rivista (articolo a cura di Claudia Bortolato, “Un dolce splendido Natale”):
“Le riunioni familiari in occasione delle feste di Natale, come ben messo in scena nel mitico film di Monicelli “Parenti serpenti” del 1992, hanno sempre rappresentato occasioni ideali per svelare ipocrisie, segreti, vecchi rancori, gelosie e odi malcelati. Nel film, tutta la grezza materialità della famiglia viene ingenuamente raccontata dalla prospettiva di un bambino che legge in classe il tema sulle vacanze natalizie che gli era stato assegnato, smascherando così le finzioni, e anche gli orrori, dei suoi congiunti.
La semplicità, la sincerità, la schiettezza, la spontaneità che appartengono al mondo dell’infanzia costituiscono anche uno dei più validi strumenti di difesa dalle domande importune e sono un’arma eccezionale che può smontare la rabbia altrui e metabolizzare la propria. Avere il coraggio di trasferire dalle zone d’ombra ai coni di luce certe intenzioni del nostro interlocutore, se fatto con pacatezza e animo sereno, ha l’effetto di restituirci l’autostima e di superare la frustrazione.
Anche un po’ di sana autoironia e capacità di non prendersi sul serio allentano le tensioni, aumentano il grado di sicurezza in noi stessi, generando un modo diverso, più solidale e autentico, di interagire con gli altri.
Resta inteso che il rimedio radicale per non alimentare rabbia e frustrazione durante riunioni, festività e ricorrenze di famiglia, l’unico che ci permetta davvero di essere sempre in forma emotiva e distaccati davanti alle provocazioni, è l’abitudine a fare i conti con noi stessi e con la nostra suscettibilità, imparando l’arte del lasciare andare, come fanno gli alberi d’autunno che si spogliano delle loro stesse foglie pur restando ancorati alle radici.
Prendiamo atto della relatività e della transitorietà degli eventi, comprese le festività, e di fronte a chi non è possibile “conquistare” né tacitare, resta un solo rimedio: la gentile noncuranza”.
Caterina Carloni