Le caratteristiche e le vicende inerenti all’avatara Kūrma sono narrate in particolar modo nei Bhagavata Purana (VIII), Agni Purana (III), Kurma Purana (259), Visnu Purana (I,9), Padma Purana (VI, 259); anche se una prima menzione della divina incarnazione nella tartaruga la si riscontra nel più antico Satapatha Brahmana (VII, 5, 1) ripreso poi nel Mahabharata (I, 18) e nel Ramayana (I, 45).
Tra le gesta più importanti di questo secondo avatar di Vishnu si annovera la sua essenziale partecipazione all’impresa di frullare l’oceano di latte, sforzo titanico a cui prendono parte demoni e dei alla ricerca del nettare di vita eterna celato nelle profondità del mare.
Il frullino è costituito da un monte capovolto, azionato a braccia tramite un lungo serpente che funge da fune. Kurma offre il proprio solido guscio come base su cui appoggiare la cima del monte, per evitare che questo sprofondi nella terra.
Dalla zangolatura dell’oceano apparve, tra gli altri, Lakshmi, la dea della fortuna. Il nettare di vita eterna che risultò dallo sforzo fu l’ AMRITA, assimilabile all’ambrosia del mondo greco-romano.
Da un punto di vista simbolico, la tartaruga è un animale che rappresenta la tenacia, la resilienza, la forza, ma anche la longevità. È considerata una creatura saggia e fra quelle che riescono a difendersi meglio, per via del suo carapace.
Caterina Carloni